Lotta Europea

Lotta Europea

venerdì 29 giugno 2012

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Lotta Europea n°1


Leggere, diffondere... passare all'attacco!
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mercoledì 27 giugno 2012

L'Iran, isolato dall'Europa (il primo luglio scatterà infatti l'embargo totale sul suo petrolio), si trova a tessere nuove e importanti relazioni.

Un'apertura arriva dall'Egitto: il nuovo presidente Morsi avrebbe rilasciato un'intervista ad un quotidiano iraniano, augurandosi stabili relazioni con Teheran al fine di creare un "equilibrio strategico" nella regione.

La politica estera iraniana non si limita al Medio Oriente: Ahmadinejad si è recato nuovamente in Sudamerica (appena 5 mesi dopo l'ultima visita) dove ha firmato un accordo di cooperazione militare con la Bolivia e ha abbracciato Chavez che gli ha espresso tutta la sua solidarietà per gli ''ostacoli imposti da imperialismo, embarghi, minacce e sanzioni unilaterali" di cui l'Iran è stato vittima a causa del suo programma nucleare. I legami fra Iran e Venezuela sono anche di natura economica: giusto poche settimane fa NIOC e PDVSA, le compagnie petrolifere di stato dei due paesi, si sono accordate per lo sviluppo del giacimento petrolifero di Dobokubi in Venezuela. L'Iran sta approfittando dell'affrancamento dell'America Latina dall''orbita di influenza U.S.A., alla ricerca di nuovi mercati, alternativi a quelli occidentali.
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Dalle rovine di un mondo sconfitto, una nuova voce si è levata.
La voce di un popolo in lotta.
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mercoledì 20 giugno 2012

L'ultimo vertice Opec (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) si è concluso con un nulla di fatto. La riunione non è però stata inutile perché in fase di discussione sono usciti allo scoperto due blocchi di paesi contrapposti: da un lato l’Arabia Saudita che, spalleggiata da Emirati Arabi Uniti e Kuwait, aspira ad un aumento della produzione e con conseguente abbassamento del prezzo del greggio; dall’altro l’Iran e gli altri “falchi del prezzo”, vale a dire Venezuela, Algeria ed Iraq, una tantum insospettabile alleato di Teheran. L'obiettivo dei Sauditi non è certamente quello di apparire come benefattori dell'umanità e dell'Occidente assetato di petrolio, quanto quello di colpire l'Iran che, a causa delle sanzioni internazionali, ha subito un drastico calo delle esportazioni così da necessitare di un aumento dei costi per tornare ad avere i conti in verde.
La battaglia per l’egemonia del Golfo è senza esclusione di colpi: poco tempo fa al Consiglio di Cooperazione del Golfo l'Arabia Saudita aveva proposto una federazione politica tra i paesi arabi del Golfo in chiave anti-Teheran. Un'eventualità al momento tutt'altro che probabile visto che il Quatar, l’Oman e gli Emirati difficilmente cederanno la propria sovranità ai Sauditi.
In attesa della federazione politica, la riunione dell'OPEC ha comunque ribadito la forza e la coesione del blocco economico saudita, fermamente intenzionato ad isolare e contrastare l'Iran. Un obiettivo la cui realizzazione non avrà bisogno di alcun intervento militare, se continueranno questi attacchi economico-speculativi.
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venerdì 15 giugno 2012

Tra qualche giorno i canali televisivi nazionali siriani saranno sostituiti da programmazioni create appositamente dalla CIA: la lega Araba ha infatti chiesto ufficialmente agli operatori satellitari "Arabsat" e "Nilesat" di interrompere la ritrasmissione dei media Siriani, pubblici e privati (Syria TV, al-Ekhariya, ad Dunya, Cham TV ecc.).

Un'operazione molto simile a quanto già accaduto in Libia, dove la censura televisiva aveva evitato che i leader libici potessero comunicare con il proprio popolo. La differenza è che questa volta in Siria gli schermi non saranno semplicemente oscurati, ma diffonderanno unicamente immagini di propaganda anti-Assad e informazioni false e tendenziose, mettendo preventivamente a tacere qualsiasi tentativo di smentita da parte del governo. L'obiettivo è chiaro: preparare un colpo di stato.

Un'operazione telecomandata (è il caso di dirlo) da Ben Rhodes, vice-consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che ha premuto sull'acceleratore dopo che il presidente russo Putin ha minacciato una forte opposizione a qualsiasi intervento militare: al possibile e probabile doppio veto russo e cinese in sede si autorizzazione ONU all'intervento, Washington risponde aggirando l'ostacolo ed agendo, silenziosamente ma apertamente, per la destabilizzazione del paese dall'interno.
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lunedì 11 giugno 2012

La guerra fra Israele e Iran è già iniziata, ma per il momento si combatte per vie informatiche. Si chiama Flame, il supervirus che ha colpito migliaia di computer in Iran, sottraendo conversazioni, email e scattando screenshot a ciò che appare sui monitor. Teheran non ha dubbi: così come fu l'anno passato per Stuxnet, il virus che colpì il sistema nucleare iraniano, anche questa volta c'è dietro la mano di Israele. Da parte di Israele, giungono invece voci che nascondono un ammissione: "Per chiunque veda la minaccia iraniana come significativa, è ragionevole intraprendere passi differenti, fra cui questi attacchi con virus, per sventarla" ha riferito il vice primo ministro Yaalon, che ha inotre sottolineato come Israele sia un paese "ricco dal punto di vista tecnologico". Nel frattempo, l'Iran, non curante delle minacce sioniste, ha annunciato l'inizio dei lavori per una seconda centrale nucleare nel paese. Lavori che vedranno l'appoggio e il finanziamento di Mosca.
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domenica 10 giugno 2012

A suon di menzogne e video truccati, la campagna mediatica contro la Siria di Assad continua il suo lavoro in preparazione di un futuro sempre più probabile intervento militare delle “democrazie” occidentali contro il tiranno locale. Perché?
Perché la Siria è divenuta il centro del mercato del gas da quando, nel luglio del 2011, ha siglato un accordo con l’Iran per la costruzione di un gasdotto, ribattezzato “gasdotto islamico”, per sfidare la leadership saudita nel settore energetico. Il condotto, la cui ultimazione è prevista per il 2014, condurrà il gas iraniano direttamente nel Mediterraneo, attraverso Siria e Libano meridionale, aprendo così a Teheran un nuovo mercato, finora parzialmente precluso. L'accordo ha una rilevanza geopolitica straordinaria: oltre ad aprire un nuovo mercato alle materie prime di Teheran, conferisce alla Siria quel ruolo di ponte tra Europa e prodotti vicino-orientali finora svolto dalla Turchia.
Terra di giacimenti di gas e nodo strategico fondamentale, non è un caso che la Siria diventi oggi bersaglio delle attenzioni dei media occidentali nel momento in cui il suo ruolo geopolitico assume notevole importanza. Come per le rivoluzioni colorate che hanno coinvolto le repubbliche ex-sovietiche, si vuole creare una protesta a tavolino, per affidare il potere ad un nuovo governo accondiscendente alle volontà degli Stati Uniti.
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