Lotta Europea

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venerdì 20 gennaio 2012

Lo strano caso di Standard & Poor's

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L'agenzia Standard & Poor's, negli ultimi giorni, ha bocciato le economie di nove paesi dell'eurozona: tra questi, la Francia e l'Austria hanno perso la tripla A, Italia, Spagna e Portogallo sono scesi di due gradini, ottenendo una tripla B+ (Roma e Madrid) e una doppia B (Lisbona). Junk rating: livello spazzatura.
Come se ciò non bastasse, la scure della S&P si è abbattuta anche sull'EFSF, il fondo salva stati dell'UE, dimostrando ancora una volta come l'attuale crisi del mercato non sia assolutamente "spontanea", ma il risultato di un'attenta strategia messa in atto dai principali soggetti finanziari internazionali per muove guerra all'euro e all'Europa politica.
In questo disegno, le agenzie di rating ricoprono un ruolo essenziale, riuscendo ad orientare, con i propri rapporti sulla solidità dei conti privati e pubblici, le mosse degli operatori sul mercato. Tutt'altro che organismi terzi, autonomi, trasparenti, indipendenti o imparziali, esse sono finanziate e possedute dagli stessi soggetti sottoposti ai loro controlli e alle loro analisi. S&P, ad esempio, risulta controllata dal gruppo editoriale McGraw Hill, di cui è azionista di maggioranza Warren Buffet, società leader nel settore dei fondi di investimento: in questo modo, lo stesso personaggio opera un controllo totale, non ufficiale ma reale, sul mercato azionario, orientando gli investimenti ed investendo anche egli di conseguenza. Non è un caso, allora, che le stesse agenzie tacevano quando le banche si riempivano di titoli spazzatura, oltretutto non messi a bilancio, assegnando una tripla A alla Lehman Brothers, di cui tutti conosciamo la fine, o al Credit Suisse nonostate i suoi 125 milioni di dollari di perdite dovute ad investimenti su titoli derivati. Non è neppure un caso che, mentre vengono declassati i titoli di debito pubblico dei paesi europei, i buoni del Tesoro U.S.A. siano anncora giudicati AAA, nonostante Washington vanti un debito pubblico vicino al 100% del PIL (che arriva al 130% se si considera, nel conteggio, anche quello degli enti locali) e un debito commerciale di ben 600 miliardi di dollari: se fosse un'azienda privata sarebbe fallita già da tempo e il suo cda sarebbe dietro le sbarre. Ciò nonostante, forte del giudizio delle agenzie di rating, tutte made in U.S.A., Geithner, segretario del Tesoro statunitense, può permettersi di bacchettare i colleghi europei sulla necessità di tagliare il debito pubblico.
Alla luce di tutto ciò, è sempre più impellente la necessità dell'istituzione di un'agenzia di rating europea, indipendente ed oggettiva, il cui operato non sia influenzato dal mercato e dai grandi gruppi finanziari, ristabilendo il primato della politica sull'economia e sulla finanza. Un'agenzia che tuteli, anche sui mercati finanziari, l'indipendenza dell'Europa dalle interferenze di qualsiasi soggetto proveniente da oltreoceano.

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