Lotta Europea

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mercoledì 30 novembre 2011

È un attacco incrociato quello sferrato in questi giorni contro il governo siriano: da un lato, la Lega Araba ha sanzionato la Siria isolandola completamente con un congelamento delle transazioni commerciali e dei conti bancari governativi, dall’altro, l‘ONU ha chiesto l'embargo per Damasco, denunciando le violazioni dei diritti umani perpetrate dai militari siriani. All’embargo però si è opposta Mosca, (che fornisce armi al regime) prevedendo una possibile escalation militare da parte della NATO, magari riproponendo la no-fly zone già sperimentata in Libia.
Nonostante l'intervento occidentale tardi a concretizzarsi, l'interesse strategico per un regime change è forte, come dimostrato dall'invio a Damasco di diversi agenti della DGSE(il controspionaggio francese) e del COS (Commandement des opérations speciales), che da settimane addestrano i disertori dell’esercito siriano nel nord del Libano e in Turchia.
Quest’ultima ricopre un ruolo di rilievo nello scenario siriano, perché è il paese dal quale probabilmente partiranno i principali attacchi, come già successo ai tempi della guerra in Iraq. Non per niente Erdogan, a dispetto del suo ruolo di guida del mondo arabo contro il pericolo sionista tratteggiato nei mesi scorsi dai media occidentali, ha intimato Assad di lsciare le redini del paese.
È evidente che il disegno e la strategia sono sempre gli stessi: prima vengono una forte pressione diplomatica e il contemporaneo addestramento delle forze "ribelli", poi verranno i bombardamenti e con questi la caduta del tiranno e l'esportazione della democrazia. La legge dell'eterno ritorno dell'uguale
Se però la Russia continuerà sui suoi passi (e non si asterrà dalla votazione in Consiglio di Sicurezza dell'ONU, come accaduto per la Libia di Gheddafi), il finale potrebbe essere differente.
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venerdì 25 novembre 2011

Mario Monti, in preparazione della sua futura investitura a primo ministro, è stato nominato senatore a vita: ne consegue che, come tutti i suoi colleghi, ha un ufficio in via della Dogana Vecchia, a Palazzo Giustiniani. Ovvero la sede del Grande Oriente d'Italia dal 1901 al 1985.
Ma una coincidenza è solo una coincidenza.
Mario Monti, durante il dibattito parlamentare che ha preceduto la fiducia al suo esecutivo votata a Montecitorio, ha ricevuto un foglio di carta intestata della Camera dei Deputati con scritto "Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!". Firmato: "Enrico". Sottointeso, Letta, il nipote, quello del PD. Ovvero un membro della Commissione Trilaterale, al pari di Monti. (Detto tra parentesi, Gianni Letta, lo zio, quello del PDL, è un advisor di Goldman Sachs, al pari di Monti).
Due coincidenze, però, sono un indizio.
Mario Monti è stato nominato senatore a vita il 9 novembre. Il giorno successivo, il 10 novembre, la Goldman Sachs ha innescato l'ondata di vendite di BTP. La settimana dopo lo spread lo ha portato a Palazzo Chigi.
Tre coincidenze sono una prova.
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mercoledì 23 novembre 2011

Se il nuovo fronte americano fosse il pacifico?
Cosi dichiara il segretario di stato Hilary Clinton, cosi aveva già dichiarato il ministro della difesa Leon Panetta. Con queste due affermazioni è incominciato la nove giorni di Obama nel Pacifico.
Primo appuntamento, il meeting Apec (Asia-Pacific Economic Forum), organismo con cuigli Stati Uniti hanno stetto un accordo di libero scambio da cui rimane esclusa la Cina.
A seguire, Obama, si è recato in Australia dove si è incontrato con primo ministro locale Julia Gilard: al termine dell'incontro il presidente coloured (copyright di Lindsay Lohan) ha annunciato l'invio, nel giro di 6 anni, di 2.500 marines e numerosi velivoli (Airforceusa B52,caccia bombardieri e aerei da trasporto tattico) per presidiare i cieli ed incrementare l’utilizzo delle basi militari. Non è stato ancora fissato il numero di navi militari. Un piano di ampliamento della cooperazione militare che farà ricorso, oltre che a nuovi invii dagli USA, allo spostamento di truppe dalle basi in Asia e Giappone.
La Cina, avvertito il pericolo, è stata chiara: se le nuove forze militari fossero usate per minacciare gli interessi cinesi, l’Australia ne subirà le conseguenze. Naturalmente non sono mancate le rassicurazioni di rito da parte di Obama.
Gl interessi geopolitici americani nell'area sono chiari: l'oceano Pacifico è uno snodo fondamentale per i traffici petroliferi: qui si intersecano le rotte delle nave petrolieri provenienti dall'Africa orientale, dal Golfo Persico e dall'America Latina.
E come durante la seconda guerra mondiale la base di Darwin era il simbolo dell’alleanza americana ed australiana contro il Giappone imperiale, adesso gli Usa tornano a “ proteggere” le rotte del sud del pacifico contro il gigante asiatico di questi tempi.
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sabato 19 novembre 2011

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mercoledì 16 novembre 2011

È stato invocato per mesi e come da noi predetto (rileggete "Dal Britannia al bunga bunga" del febbraio scorso) è finalmente arrivato: Mario Monti, ex-commissario europeo, presidente dell’Università Bocconi, dal 2010 presidente europeo della Commissione Trilaterale, membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg nonché international advisor di Goldman Sachs, è il nuovo presidente del Consiglio. A capo di un esecutivo di soli tecnici, dovrà rassicurare i mercati attuando quanto imposto dalla BCE. Tagli alle pensioni, riduzioni del numero dei dipendenti pubblici e dei loro salari, revisione delle regole su assunzioni e licenziamenti, liberalizzazione dei servizi pubblici, etc. etc.: insomma, le classiche ricette liberiste.
E poi, come accade ad ogni nobildonna decaduta, svendere i propri gioielli di famiglia che seguiranno la strada ultimamente percorsa da Bulgari, Parmalat, Edison e Alitalia: da Roma a Parigi (Sarkozy non per niente se la ride...). Si tratta, cioè, di completare quel processo di privatizzazioni e liberalizzazioni cominciato nel 1992, con l'incontro a bordo del Britannia, e messo in pericolo da quel piccolo incidente di percorso chiamato Silvio Berlusconi. Oggi, caduto il tiranno, può finalmente insediarsi di nuovo a Palazzo Chigi un uomo allevato e cresciuto all’ombra dei vari grembiulini della finanza internazionale. Piccolo particolare rivelatore: nel 1992 le privatizzazioni furono attuate da Mario Draghi, al tempo direttore del Tesoro e oggi presidente proprio di quella BCE che ci detta le ricette da seguire per uscire dalla crisi.
Crisi dietro la quale stanno gli stessi personaggi. Proprio la Goldman Sachs di Monti e Draghi (ma anche di Prodi, che ne è stato consulente), a suo tempo considerata “too big to fail” e quindi tenuta in vita artificialmente grazie ai prestiti statali, sta dietro la bancarotta di Atene, dove si è verificato un cambio di governo sul modello di quello italiano. Infatti, nel 2005, con Draghi vice-presidente, è stata proprio la banca statunitense a rifilare al governo greco gli strumenti finanziari indispensabili per nascondere i debiti e poter entrare nel club euro. Nell’operazione ci mise lo zampino anche Lucas Papadémos, allora membro della Trilateral Commision al pari di Mario Monti e oggi, sempre al pari di Mario Monti, chiamato a risollevare le sorti del suo paese.
Un vero e proprio golpe bianco, dunque, portato a termine aggirando la sovranità di un popolo che, oggi come nel 1945, è sceso in piazza ad acclamare i nuovi vincitori e i nuovi “liberatori”. Sessantacinque anni fa ci regalavano le caramelle, oggi neanche più quelle.
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domenica 6 novembre 2011

Abbiamo spesso notato come l’Africa sia diventata negli ultimi tempi uno dei principali obiettivi strategici di Pechino, vediamo, ora, quali sono le ultime contromosse della Casa Bianca che sembra intenta ad aprire un nuovo fronte di guerra per contrastare la supremazia cinese nel continente nero. Naturalmente una guerra-ombra, senza dichiarazioni ufficiali, in pieno Obama style.
La prova più evidente si è avuta circa 15 giorni fa, quando Washington ha annunciato l’invio di un manipolo di cento soldati in Uganda per combattere la Lord’s Resistance Army, gruppo armato guidato dal “portavoce di Dio” Joseph Kony. Due particolari di questa spedizione: l’esercito ribelle non è stato neanche inserito nella “black list” delle organizzazioni terroristiche e, ancora più interessante, il plotone americano ha libertà di sconfinare negli altri stati dell’Africa centrale. Si tratta sostanzialmente di uno scambio di favori tra Uganda e Stati Uniti: in cambio dell’appoggio contro i miliziani di Kony, l’Uganda, insieme al Burundi, costituisce la base da cui partono i droni a stelle e strisce per colpire in Somalia i militanti di al Shabab.
In Somalia opera anche l’esercito kenyota e proprio il Kenya costituisce uno dei principali partner africani di Obama, come dimostrato dall’appoggio di Biden al primo ministro Raila Odinga, autore di una recente riforma costituzionale. Oltretutto è Nairobi la città dove la Clinton ha incontrato Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, il presidente somalo sponsorizzato dagli U.S.A.
Nella strategia africana di Obama ci sono anche l’appoggio all'indipendenza del Sudan meridionale, i movimenti nel Congo pre-elettoralle e, naturalmente, la fine del regime di Gheddafi.
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