Lotta Europea

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sabato 5 marzo 2011

Dietro la "svolta" di Fini

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Per conoscere la reale natura di Fini non c’era bisogno dello scandalo estivo dell’appartamento monegasco, la rottura con Berlusconi, il dito puntato contro quest’ultimo, la cacciata/fuoriuscita dal PdL, la nascita del FLI o la fine ingloriosa dell’omonimo gruppo al Senato. Né ci serviranno le future puntate di questa telenovela tutta italiana.
Così non ci siamo stupiti della sua ennesima conversione, ultimo passo di una lungo percorso iniziato all’ingresso di un cinema bolognese dove era in proiezione “Berretti Verdi” e finito sullo scranno più alto di Monte Citorio: passo dopo passo, abiura dopo abiura, tradimento dopo tradimento, con una vistosa accelerata a partire dal 2002/2003, quando, chiamato a rappresentare l’Italia presso la commissione incaricata di redigere la Costituzione Europea, fu iniziato ai circoli del potere politico-finanziario di Bruxelles, come un bambino al primo giorno di scuola (sono le sue parole). Ci è chiaro da tempo il suo obiettivo di trasformare la destra italiana in nuovo Partito d’Azione, “degno del miglior Scalfaro d’annata” (è la felice intuizione con cui Ernesto Galli della Loggia ha liquidato la nuova, e vuota, religione della costituzione professata da Fini).
Ha ragione Camillo Langone: è inutile perdere tempo e parlare di Fini o delle sue idee, basta guardare le sue improbabili cravatte rosa.
Qualche parola va invece spesa per osservare quanto si muove dietro lo scontro Fini-Berlusconi e scoprire chi sta dietro Fini e i suoi uomini, pronto ad approfittare di inediti scenari futuri.
Il primo a godere di un’eventuale caduta del Cavalierei? Rupert Murdoch, l’imprenditore leader mondiale delle telecomunicazioni e patron di Sky, principale concorrente di Mediaset: suo figlio, James Murdoch, ha concordato con Fini, Bocchino e l’ex finiano Barbareschi, il lancio di un nuovo canale, Babel, dedicato al grande della cittadinanza, tanto caro, ultimamente, al presidente della Camera.
Stretti anche i contatti con la magistratura, in particolare con l’Anm di Palamara e, tramite Granata, con il pool siciliano di indagine sulle trattative Stato-Mafia.
Ma a pesare sono soprattutto i legami con l’imprenditoria campana. Italo Bocchino (vicepresidente, sebbene contestato, di FLI) possiede partecipazioni nella società editrice del quotidiano Il Roma (di cui è stato anche amministratore) e forti legami con Vincenzo Maria Greco, già tutto-fare di Cirino Pomicino e plurindagato per Tangentopoli. A Tangentopoli rimanda anche la moglie di Bocchino, la figlia di Eugenio Buontempo, imprenditore napoletano, condannato per corruzione.
In Campania opera anche Livio Cosenza, impegnato (insieme a Finmeccanica e Pirelli) in un progetto da 600 milioni per riqualificare l’area dei Campi Flegrei con la costruzione di stazioni ferroviarie, porti, strade e parcheggi. Indovinate chi, in Parlamento, ha dichiarato lo stato di emergenza per l’area e ha richiesto un finanziamento pubblico del progetto pari a 500 milioni? Sua figlia: Giulia Cosenza, deputata finiana.
Infine, una veloce scorsa ai nomi del Consiglio della fondazione FareFuturo: Emilio Cremona (presidente del gruppo metallurgico Focrem), Giancarlo Ongis (presidente e ad del colosso Metal Group Spa), Rosario Cancila (azionista di "Immobiliare agricola lo Schioppo", i cui soci sono i figli di Adolfo Urso).

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