Lotta Europea

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martedì 6 luglio 2010

Cento popoli, un nome: Europa!

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L’Europa nella sua lunga storia ha visto stravolgere i suoi confini, i suoi popoli, i suoi stati e le sue razze. Immigrazioni esterne, ideologie e rivoluzioni hanno cambiato radicalmente i suoi sistemi politici, tanto da intaccare la sua stessa identità: quella di “contenitore” universale di tanti popoli, diversi nel loro particolare, ma uniti da una radice comune e dallo stesso modo di intendere la società e, in un certo senso, la vita.
L’esempio di Roma torna come sempre utile a comprendere questo aspetto della cultura europea. Durante l'Impero romano esisteva un universale, costituito dalla sua legge alla quale i popoli dovevano assoggettarsi, ma al contempo permaneva il “particolare”, cioè quegli usi, costumi, lingue e credenze diversi, propri delle varie comunità sottomesse. Il Pantheon ne è l’esempio per eccellenza: lì venivano riposti i culti di tutti i popoli dell’impero.
Caduta Roma, L’Europa dei Carolingi, degli Hohenstaufen, degli Svevia, degli Asburgo ripropose l’idea imperiale propriamente romana e, come nuovo collante, l’universalismo cristiano.
Come si è detto fu un cambiamento di mentalità a creare qualcosa di diverso. Già durante il medioevo iniziò quel processo di “individualismo collettivo” che portò alla nascita delle nazioni e più tardi all’assolutismo. Ciò che mutò fu proprio quello di cui si parlava all’inizio: da quel momento il “particolare” iniziò ad identificarsi come “universale”. Si irrigidirono i confini, si imposero le lingue (il francese ad es. è il dialetto parigino) e nacquero addirittura le chiese nazionali (gallicana, anglicana etc..).
Arrivando all’epoca moderna è chiaro come questo fattore disgregante fu cavalcato da chi, specialmente nel Risorgimento, aveva interesse che morissero quegli stati tradizionali, nemici giurati della massoneria. Per farla breve i nazionalismi hanno diviso, in modo irrevocabile, ciò che fu unito anche nella diversità, imposto un’identità particolare ai popoli sottomessi (l’Italia ne è l’esempio maggiore), appiattendo e molte volte non permettendo ciò che è la vera ricchezza dei popoli: i loro costumi, le loro lingue e le loro tradizioni.
Oggi, quando anche le identità nazionali faticano a sopravvivere, vi è una nuova necessità di ritorno alle tradizioni dei popoli europei: riconoscere le differenze e tutelarle sarà l’unico modo per combattere il nihil mondialista e ricreare un nuovo ordine europeo dove i popoli che esistono siano riconosciuti per quello che sono, dove questi popoli, fratelli perché figli, si riconoscano in un’origine e un destino comune, universale, chiamato EUROPA!

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