Lotta Europea

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giovedì 22 aprile 2010

Rivoluzioni a stelle e strisce

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Kirghizistan, una rivolta di piazza abbatte il governo di Bakiev, mettendo fine all’amministrazione che prese il potere grazie alla rivoluzione dei tulipani nel 2005, consegnando il potere all’opposizione.
Fin qui una buona notizia, se non fosse che Roza Otunbaieva, leader dell’opposizione e ora capo del governo provvisorio, ha frettolosamente dichiarato che la base U.S.A. di Manas, nevralgica per le operazioni in Afghanistan, resterà aperta e operativa. Si tratta, dunque, di un cambiamento di assetto di potere, del quale gli Usa non dovranno avere paura. Perché mai?
Il Kirghizistan è uno degli stati protagonisti delle tanto acclamate dai media internazionali “rivoluzioni colorate” le quali, grazie al supporto economico e logistico occidentale, attuarono un cambiamento di rotta in tutti quei paesi appartenenti all’orbita russa e stranamente crocevia delle risorse energetiche dell’Asia centrale, ora convinti sostenitori del fronte occidentale e della libertà, tanto da aver già svenduto e privatizzato ogni tipo di risorsa statale alla finanza internazionale. Georgia, Ucraina, Bielorussia, Azerbaigian, Mongolia, Kirghizistan, furono quindi il tentativo americano (in alcuni casi non riuscito) di fare terra bruciata intorno alla Russia, ormai pericolosamente liberata dal cappio del debito internazionale, comprando, con il contributo del filantropo George Soros e dei media internazionali, il consenso delle popolazioni intorno a questi nuovi leader, ancora più corrotti dei precedenti dittatorelli, nonché della comunità internazionale, schierata compatta a favore di queste nazioni in lotta per la “democrazia”.

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