Lotta Europea

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martedì 23 marzo 2010

FIAT, liberismo e precarietà

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La FIAT, dopo aver usufruito degli aiuti statali sottoforma di bonus governativi per l’acquisto di automobili, ha annunciato la chiusura, da fine 2011, dello stabilimento di Termini Imerese, nello stesso tempo in cui ha comunicato l’aumento della produzione nelle fabbriche polacca e brasiliana. Una manovra che alla famiglia Agnelli-Elkann permetterà di risparmiare qualcosa come 20 milioni di euro.
Intanto, dal 22 febbraio al 5 marzo, in tutti gli stabilimenti italiani della casa automobilistica, 30 mila dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. La causa? Il gruppo torinese ha comunicato una perdita nel bilancio provvisorio del 2009. Una perdita che però non ha impedito ai vertici del Lingotto di annunciare, comunque, un dividendo per gli azionisti pari a 237 milioni di euro.
Funziona così da oltre un secolo: la FIAT privatizza i profitti e socializza le perdite; batte cassa in Italia e ricatta il governo, ma sposta la produzione all’estero.
A fronte di tutto ciò, Ernesto Auci, responsabile della Comunicazione per il Lingotto, ha osato sostenere che “la Fiat non é un'azienda assistita”: un’affermazione che contrasta con una storia centenaria di finanziamenti agevolati e a fondo perduto, di regali (Alfa Romeo) e di contratti statali di fornitura.

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