Lotta Europea

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domenica 28 marzo 2010

La questione tibetana e il caso Google hanno suscitato nell'opinione pubblica che la convinzione che Stati Uniti e Cina siano sempre più ai ferri corti.
Ma la verità profonda non è questa, tutt'altro.
Dagli anni '90 la Cina ha improntato la propria frenetica crescita economica esclusivamente sulle esportazioni, rendendosi, di conseguenza, una potenza vulnerabile, le cui entrate dipendono dalla condizione degli acquirenti: infatti, se gli U.S.A., i maggiori importatori di prodotti made in China, entrassero in crisi e la loro domanda si contraesse, la crisi si riverserebbe automaticamente sulla Cina.
Allo stesso tempo, la Cina ha acquistato negli ultimi anni ingenti quote del debito pubblico americano arrivando a rappresentare il maggiore creditore degli U.S.A.: come per incanto Pechino è scomparsa dalla lista dei Paesi che non rispettano i diritti umani.
Il meccanismo che si è instaurato è dunque di reciproca dipendenza: l'economia cinese dipende dagli acquisti statunitensi, ma, essendo il debito pubblico americano nelle mani degli asiatici, l'economia americana dipende dalla Cina.
Un rapporto economico che si è ultimamente trasformato in politico con la creazione del G2, un tavolo di mediazione bilaterale tra i due Paesi: un rapporto che esclude deliberatamente il Vecchio Continente, segregandolo ad una posizione sempre più marginale nello scacchiere mondiale.
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martedì 23 marzo 2010

La FIAT, dopo aver usufruito degli aiuti statali sottoforma di bonus governativi per l’acquisto di automobili, ha annunciato la chiusura, da fine 2011, dello stabilimento di Termini Imerese, nello stesso tempo in cui ha comunicato l’aumento della produzione nelle fabbriche polacca e brasiliana. Una manovra che alla famiglia Agnelli-Elkann permetterà di risparmiare qualcosa come 20 milioni di euro.
Intanto, dal 22 febbraio al 5 marzo, in tutti gli stabilimenti italiani della casa automobilistica, 30 mila dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. La causa? Il gruppo torinese ha comunicato una perdita nel bilancio provvisorio del 2009. Una perdita che però non ha impedito ai vertici del Lingotto di annunciare, comunque, un dividendo per gli azionisti pari a 237 milioni di euro.
Funziona così da oltre un secolo: la FIAT privatizza i profitti e socializza le perdite; batte cassa in Italia e ricatta il governo, ma sposta la produzione all’estero.
A fronte di tutto ciò, Ernesto Auci, responsabile della Comunicazione per il Lingotto, ha osato sostenere che “la Fiat non é un'azienda assistita”: un’affermazione che contrasta con una storia centenaria di finanziamenti agevolati e a fondo perduto, di regali (Alfa Romeo) e di contratti statali di fornitura.
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giovedì 18 marzo 2010

Haiti: un sisma, duecentomila morti. Ma anche, cinicamente, la possibilità, per gli U.S.A., di spazzare il proprio “cortile di casa”.
“Questo è un momento che richiede la leadership dell’America”, ha affermato il presidente Obama. Tre gli obiettivi principali del premio Nobel per la pace.
Primo: salvaguardare la propria immagine e il proprio appeal, già in crisi, evitando di farsi trovare impreparato a fronteggiare le emergenze umanitarie, come successo, al contrario, al suo predecessore G. W. Bush con lo tsunami del 2004 e l’uragano Katrina l’anno successivo.
Secondo: salvaguardare la sua immagine, molto retorica e poco sostanziale, dell’America come potenza capace di esprimere la propria egemonia non attraverso l’esibizione e l’impiego della forza, ma attraverso un approccio multilaterale alle questioni.
Terzo e più importante obiettivo: insediarsi sull’isola caraibica, di fatto non governata da nessuno, prima che lo faccia qualche stato nemico. Uno su tutti: il Venezuela di Chàvez, che, attraverso la fornitura energetica e la progettazione di infrastrutture, mira a spingere Haiti nell’orbita dell’A.L.B.A., l’alleanza delle forze anti-statunitensi dell’America Latina (Bolivia, Venezuela, Cuba, Nicaragua, Honduras, Ecuador e altri piccoli stati caraibici).
In questa partita, però, il maggior concorrente degli U.S.A. è il Brasile: ad Haiti, infatti, da sei anni, sono schierati 1.266 soldati inviati da Brasilia sia per ristabilire l’ordine nell’isola all’interno di un programma di stabilizzazione voluto dall’O.N.U., che per affermare con forza le proprie ambizioni di potenza non solo sudamericana ma proiettata anche verso i Caraibi e l’America centrale, in un rapporto di cooperazione/competizione con gli Stati Uniti, da cui pretende un trattamento paritario.
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sabato 13 marzo 2010

L'Europa non è la Comunità Europea di oggi. L'Europa ha tremila anni. L'Europa è un'immensa civiltà, una culla di vita.

Plasmata dalla cultura greca, L'Europa ebbe la sua massima espressione in Roma, nel suo ordine politico, nel suo impero. Centinaia di popoli liberi, uniti da un principio comune, stretti insieme dalla stessa tradizione e dal comune modo di intendere la società, legati, quindi, allo stesso destino.

Non è quindi dell'Unione Europea che si parla, la quale altro non è che una creazione del nuovo ordine mondiale per rendere i nostri popoli servi del liberismo e dei suoi dettami!

Ci hanno reso schiavi di cose inutili, trasformato in consumatori inermi, ciechi, manipolabili. C'hanno drogato e stordito per farci dimenticare chi siamo e da cosa discendiamo.

Ma noi non dimentichiamo!

C'è bisogno di riscoprirci europei, continuatori ideali di quella civiltà che fu faro del mondo per millenni. C'è bisogno di una Europa forte, libera, indipendente, da Brest a Vladivostok, che prenda il posto che nel mondo gli spetta. Un'Europa antagonista tanto delle ingiustizie del mondo capitalista, quanto degli orrori del fondamentalismo religioso.

Siate europei, siate romani! Il nostro giorno verrà!

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